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Arte & Cultura

Alberto Fabbretti a New York per rincorrere il sogno americano

    Comunicati Stampa, Arte & Cultura
Pubblicato da Uff.Stampa L.G - #num 09 2020

Il giovane attore Alberto Fabbretti, classe 1998 e cresciuto a Verona, dal 2018 si è trasferito a New York per riconcorrere il sogno americano e, dopo aver frequentato la scuola di recitazione Susan Batson Studio ha scritto, diretto, prodotto ed interpretato uno short movie dal titolo “36 Hours in New York”.

Al suo fianco, nei panni del protagonista Louis, anche: Marité Salatiello (Alexis) e Camila Susin (Julia)

Il film, racconta la storia di due giovani amiche, nonché ex-criminali, che non appena uscite di prigione si ritrovano alle prese con le numerose difficoltà che la società impone loro. Così, per recuperare dei soldi e ricominciare da zero la propria vita, decidono di mettere in atto una rapina in banca, quando improvvisamente conoscono Louis che, anche lui bisognoso di denaro, decide di unirsi alle due giovani.

Una storia dalle tinte noir che è stata accolta con successo in diversi festival internazionali. Attualmente, infatti, è in concorso al NewFilmakers NY, al Chelsea Film Festival di New York, al Direct Monthly Online Film Festival e al Lift-Off Global Session negli Stati Uniti. Inoltre, è finalista al Prague International Monthly Film Festival in Repubblica Ceca e al Kosice International Monthly Film Festival in Slovacchia.

“Sono molto felice dell’interesse che il film sta riscuotendo – ha affermato Alberto Fabbretti - il tutto era partito come l’idea di creare uno short movie che vedesse protagonisti tre giovani ragazzi, tutti e tre molto diversi tra loro, ma ognuno con le proprie necessità e sfide personali da affrontare. C’è un vasto intreccio di segreti tra i personaggi che aumentano la suspense e il mistero che avvolge la storia. Sono contento che sia in gara già in cinque festival, e spero vivamente che il film possa avere una lunga vita all’interno dei circuiti festivalieri”.

Inoltre, tra maggio e giugno del 2021, il giovane artista sarà sul palco americano del Susan Batson Studio,  in otto date, con il suo One Man Show dal titolo “Stellan”, da lui scritto ed interpretato. Un progetto, nato nel gennaio del 2019, composto da quattro scene per un totale di 60 minuti che sarà incentrato sugli anni della giovinezza dell’attore svedese Stellan Skarsgard, noto al pubblico come protagonista lo scorso anno della serie tv Chernobyl, andata in onda su HBO in cui vestiva i panni di Boris Evdokimovič Ščerbina.

L’attore, divenuto famoso a livello internazionale nel capolavoro di Lars von Trier del 1996 “Breaking the Waves”, iniziò la sua carriera cinematografica in Svezia con il celebre film erotico “Anita: Swedish Nymphet” (tr. Bocca di velluto) di Torgny Wickman nel 1973. Sarà proprio questo il periodo in cui sarà ambientato lo spettacolo di Fabbretti. Lo show, infatti, sarà incentrato sulla giovinezza del ragazzo, all’età di ventidue ann,i durante la frequentazione della Royal Dramatic Theatre di Stoccolma, e vedrà il giovane Stellan alle prese con il debutto nel mondo cinematografico, le sfide che ha dovuto affrontare lungo il cammino artistico e la complicata relazione con i genitori, in particolare verrà esplorata la figura del padre.

“Questo progetto ha richiesto molto tempo – ha spiegato Fabbretti - ogni volta che studio il personaggio con i miei acting coach, Susan Batson e Carl Ford, di settimana in settimana scopro qualcosa di nuovo, riuscendo, così, ad arricchire la scena di dettagli e a perfezionarla sempre di più. Per me è una grande esperienza lavorare su un personaggio come quello di Stellan Skarsgard e portarlo sul palco. Il mio desiderio è di espandere questo progetto il più possibile e portarlo in tournée per tutti gli States”.

 

 

BIOGRAFIA ALBERTO FABBRETTI

Classe 1998. Nato a Latisana, in provincia di Udine me veronese d’adozione, dove vive fino al 2018.

Terminati gli studi liceali, infatti, Alberto Fabbretti inizia ad appassionarsi al mondo dell’arte e dello spettacolo. Studia recitazione presso il Teatro Stabile di Verona, per poi dedicarsi alla conduzione televisiva presso l’Accademia Radiotelevisiva di Roma.

Il 2018 è l’anno della svolta. Decide di trasferirsi a New York per specializzarsi in recitazione nella prestigiosa Susan Batson Studio.

Terminato il percorso di formazione, scrive, dirige, interpreta e produce il cortometraggio “36 Hours in New York”, che attualmente sta girando diversi festival internazionali, riscuotendo consensi di pubblico e critica.

Attualmente, sta lavorando al suo primo one-man show dal titolo “Stellan”, incentrato sulla vita dell’attore svedese Stellan Skarsgard.

Ha lavorato anche come modello alle ultime due edizioni della New York Fashion Week.

https://www.imdb.com/name/nm10696073/

YICCA 2020 - International Contest of Contemporary Art

    Comunicati Stampa, Arte & Cultura
Pubblicato da La Redazione - #num 03 2020

L’obiettivo del concorso è quello di promuovere gli artisti iscritti, dando la possibilità agli stessi di entrare a far parte concretamente del mercato dell’arte contemporanea internazionale.

Internazionalità e networking rendono YICCA un’immensa opportunità per gli artisti iscritti, che potranno:

  • ​Vincere un premio in denaro:
    • premio in denaro al primo selezionato Euro 3000,00;
    • premio in denaro al secondo selezionato Euro 1000,00;
  • Promuovere la loro arte tramite numerosi canali:
    • presentare le opere d’arte selezionate presso lo spazio espositivo stabilito da concorso​;
    • arricchire il bagaglio relazionale tra artisti finalisti e critici, curatori, galleristi, istituzioni artistiche pubbliche e private che avranno accesso alla importante esposizione;
    • accedere alla massima visibilità possibile attraverso la campagna pubblicitaria che seguirà il concorso in tutte le sue fasi​;

DATE E SCADENZE

  • 9 Aprile 2020: termine delle iscrizioni
  • 30 Aprile 2020: comunicazione delle opere selezionate 
  • Giugno 2020: mostra finale

La selezione della giuria porterà all’individuazione di 18 artisti che parteciperanno all’esposizione.

YICCA 2020 - Mostra finale - Giugno 2020
CMC - CENTRO CULTURALE MILANO
Largo Corsia dei Servi, 4, 20122 Milano - Italy
www.centroculturaledimilano.it

Sono ammesse tutte le tipologie di opera d’arte, compresi i video, le installazioni e le performance. Tutte le opere saranno presentate tramite un’immagine o un video e un testo descrittivo dell’opera stessa. Tutte le opere devono essere disponibili per l’esposizione finale, devono inoltre essere di proprietà dell’artista che le propone. Il concorso è rivolto a tutti gli artisti o gruppi di artisti, professionisti e non provenienti da qualsiasi paese del mondo. Non sono previste qualifiche particolari per l’iscrizione.

Tutte le informazioni sui termini e le modalità di iscrizione si possono trovare sui siti ufficiali www.yicca.org e www.contest.yicca.org

Per iscriversi è necessario compilare il modulo presente sul sito ufficiale.

A Cosenza, inaugurazione di "Viaggi", la personale di Giuseppe Panariello

    Comunicati Stampa, Arte & Cultura
Pubblicato da Ivan Guidone - #num 11 2019

Sabato 16 novembre 2019, alle ore 17, sarà inaugurata la mostra, curata dal sociologo e critico d’arte Maurizio Vitiello e coordinata dal saggista d’arte Enzo le Pera, intitolata “VIAGGI”, con opere di vari segmenti temporali, dal 2000 al 2019, dell’artista Giuseppe Panariello, che festeggia i cinquanta anni di attività, alla Galleria d’Arte “Il Triangolo”, Via degli Alimena, 31d, 87100 - Cosenza (0984.73633 – www.galleriailtriangolo.com – info@galleriailtriangolo.com), diretta da Giorgio Le Pera, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Campania.
L’esposizione resterà aperta sino a sabato 30 novembre 2019; orario galleria: 10,30-13.00/16,30-19.30.

“VIAGGI” è il titolo della mostra di Giuseppe Panariello, che sarà aperta, dal 16 al 30 novembre 2019, alla storica Galleria d’Arte “Il Triangolo” di Cosenza.

Le elaborazioni convinte di Giuseppe Panariello contengono sensi e segmenti di una declinazione che ci fa pensare a Mark Rothko.

...I quadri devono essere miracolosi. Nell’istante in cui un quadro è terminato, ha fine l’intimità tra la creazione e il creatore.

Il creatore diventa esterno alla sua stessa opera.
Per lui, come per chiunque altro

Il quadro dovrà essere una rivelazione,
la soluzione inattesa e inedita di un problema
che da sempre urge dentro.

...non credo che sia mai stata questione​​​​​​​
di essere figurativi o astratti.

Piuttosto si tratta di porre fine a questo silenzio​​​​​​​
E a questa solitudine, di dilatare il petto​​​​​​​
E tornare a respirare.

(Mark Rothko)

Giuseppe Panariello, tra l’altro, precisa: “C’è discontinuità pittorica. Una netta contrapposizione con generi e mode pittoriche. Oggi, la pittura è governata dall’urgenza degli eventi sociali, dalla cronaca, dalla crisi mondiale della politica e tantissime altre criticità. Oggi, l’artista è il poeta contemporaneo della ricerca, necessaria per avviare una riflessione sulle variabili fondamentali sull’arte, senza cedere alla tentazione di far prevalere il mercato sulla personalità lavorativa.”

Donatella Trotta, tra l’altro, segnala: “I supporti, poveri, e la materia pittorica, scelta con acuta cognizione per una disamina dei labirinti dell’anima, sommano composizioni senza compiacimenti, ma d’impatto. L’arte oltre l’arte. Per parlare alle coscienze di tutti con il linguaggio radicale – ancestrale – del gesto. E per generare un atto (non soltanto est-etico ma anche poetico, politico) che possa dare un senso nuovo all’insensatezza del mondo, un futuro al principio speranza, un orizzonte (o una meta, perennemente mobile) alla spaesatezza e all’erranza come destino dell’umanità … Nell’attuale crisi globale che è - prima ancora che economico-finanziaria e sociale - fondamentalmente una crisi di senso, e di orientamento, il progetto di Panariello offre così una significativa sintesi tra Oriente e Occidente che da anni, peraltro, ispira in modo subliminale la sperimentazione artistica dell’autore e didatta napoletano, permeando il dettato inconscio della sua concezione laicamente sacrale dell’arte, nutrendo la sua sensibilità vibratile e determinando il suo approccio non impositivo, prescrittivo, dogmatico ma sempre maieutico alla realtà.”.

Giuseppe Panariello sottolinea icone metaforiche, penetranti nella loro semplicità formale, che investono e interrogano l’immaginario. Sono la libera evocazione di passati lontani, di testimonianze post-moderne, di equilibri estetici fondati sulla percezione di un tempo sempre presente. La visione di intenso rigore formale porta alla riflessione su un silenzio dell’anima, quell’anima che ha scandito il tempo e che ha conosciuto i luoghi di uno spazio interiore. L’opera resta come muta testimonianza, residuo di una realtà passata, ma non dissolta. Giuseppe Panariello, Pippo per gli amici, riesce con materiali particolarissimi a esprimere un’estetica d’indubbia qualità performativa e di primo piano concettuale. Dei suoi lavori si possono apprezzare finezza compositiva, equilibrio raggiunto, armonia della bellezza, spiritualità esistenziale, sensibilità ben distribuita, amalgama visivo.

In conclusione, quest’esposizione merita attenzione per meglio comprendere la fattura di opere singolari e particolari, realizzate grazie al “gesto” cromatico con glitter su lamiere di ferro, appositamente fatte arrugginire. Rimbalza, quindi, in queste opere esposte, appartenenti a vari segmenti temporali, dal 2000 al 2019, la sintesi icastica della storia del gesto, e non solo.

Caffè Greco, Laboccetta: «Bene culturale vincolato che va tenuto aperto. La politica aiuti a chiudere una querelle che è solo economica

    Eventi & Appuntamenti, Arte & Cultura
Pubblicato da La Redazione - #num 11 2019

«Qualcuno nei giorni scorsi ha sperato, prendendo a pretesto alcune squallide espressioni di quattro imbecilli da tastiera, che potesse nascere una crociata contro l'antico Caffè Greco, demonizzando e criminalizzando gli attuali proprietari.»​ Ha dichiarato l'ex deputato Amedeo Laboccetta.

«Qualcuno – continua Laboccetta –​ pensava di mettere in campo una nuova campagna razzista bollando come antisemita la famiglia Pellegrini (NdR: proprietaria del Caffè Greco) e tutto quel vasto mondo che a viso aperto si sta battendo civilmente contro la chiusura di un luogo storico dove è passato, e passa, la Cultura nazionale ed internazionale.»​

Per fortuna i proprietari del Caffè Greco non sono caduti nella perfida imboscata. Hanno prontamente denunciato, in ogni sede, l'opaca manovra. I Carabinieri ed i Poliziotti sono già all'opera per individuare questi piccoli spargitori di veleni.

Sempre nei giorni scorsi anche la politica è tornata a far capolino al Caffè Greco, soprattutto grazie a Vittorio Sgarbi. E questa volta, grazie a Dio, lo si è fatto in maniera bipartisan.

Giustamente, perché sulla sopravvivenza di un luogo culturale, vincolato dal 1953, con oltre 250 anni di Storia, non ci si può e non ci si deve dividere. Gasparri e Zanda una bella mattina hanno gustato un buon caffè al Greco in Via Condotti. Ed allora perché non sperare di vedere nei prossimi giorni, contemporaneamente, anche se attorno a tavoli separati, due ristrette delegazioni politiche fare colazione al Caffè Greco?

Ad un tavolo Franceschini, Raggi, Zingaretti e Matteo Renzi. Ad un altro Salvini, Meloni, Berlusconi e Sgarbi.

«Il grande Vittorio potrebbe svolgere, per una volta il ruolo del mediatore. Quella di cui un tempo fu maestro Tatarella. Il tutto per chiudere, con il giusto equilibrio, una querelle che è soprattutto di natura economica.

Un incontro di civiltà e di rispetto alla luce del Sole. A qualcuno potrebbe anche venire in mente un titolo per qualche editoriale ad effetto: "dal Caffè Greco il tavolo della pace", almeno per un giorno!

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